Voglio dedicare il post di oggi alla
piadina romagnola cercando di raccontarvi come questo cibo sia
passato dall'essere un pane povero contadino ad essere uno dei cibi
da strada più conosciuti in Italia e all'estero.
Come molte pietanze italiane anche la
piadina affonda le sue radici nell'impero romano, nascendo, come
spesso accade, come pane per la povera gente e tale è restato per
moltissimo tempo.
Il cambiamento avviene nei primi anni
'60, è possibile anche stabilire il momento esatto in cui accade e
la causa scatenante.
E' il 1963 siamo a Cesena e la storica
fabbrica di conserve Arrigoni chiude definitivamente i battenti
lasciando a casa dal lavoro moltissime donne. Le conseguenze
sarebbero potute essere molto gravi, generando condizioni di
ulteriore povertà nella zona, ma non andò così.
Molte di queste donne, con la
caparbietà e il coraggio che contraddistingue la gente di quelle
terre, decisero di abbandonare i propri paesini di provenienza per
andare a preparare la piadina a Cesena tentando la fortuna e dando
vita al fenomeno dei chioschi o piadinerie che tutti noi
frequentatori della romagna conosciamo.
Questa è stata anche la storia di
Rosanna Smeraldi, tra le prime piadaiole che nel 1963 è partita con
un'amica alla volta di Cesena, portando con sé solo un bidone per
cucinare, una tegia, il tagliere e 3 chili di farina. Negli anni i
chili di farina usati da Rosanna sono aumentati e lei si è potuta
trasferire da un'ombrellone sulla strada al famoso chiosco di Viale
Mazzoni 34. Grazie a queste persone in romagna, inseguito un
avvenimento sfortunato, è nata una classe di imprenditrici-artigiane
che fatto conoscere la piadina in tutto il mondo.
Credo che storie come queste debbano
essere raccolte e raccontate perché ci narrano le vicende di persone
coraggiose che hanno contribuito a disegnare questo Paese. Lo street
food deve essere salvaguardato nella sua tipicità anche perché ci
narra di persone come Rosanna, dobbiamo promuoverlo e farlo
conoscere.
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